giovedì 8 aprile 2010

Document (1987) segna l'inizio della seconda grande stagione degli Rem. Ormai consapevoli dell'affiatamento raggiunto e della maturità del loro sound, i ragazzi di Athens riescono finalmente a mettere a fuoco la cosa che riesce loro meglio: le canzoni, i ritornelli, gli hook indispensabili per catturare il pubblico e attirarlo per sempre a sé. La luminosa produzione di Scott Litt infonde una buona dose di energia rock alle loro sonorità. E Stipe cesella anche la sua prima (presunta) canzone d'amore, la struggente "The One I Love" (in realtà dopo le prime due strofe - "Questa è colei che amo/ colei che mi sono lasciato dietro" - il terzo verso recita "un semplice oggetto per occupare il mio tempo", tradendo sarcasticamente ogni idea di sentimento). Marchiata da un giro melodico da ko immediato e da un ritornello tra i più leggendari del loro repertorio, sarà il primo singolo degli Rem a entrare nella Top Ten statunitense e resterà una delle grandi ballate pop del decennio. Ma sono tante le gemme a brillare in questo album. L'apocalittica "It's the End of the World As We Know It (And I Feel Fine)", anzitutto, con le sue chitarre jingle-jangle e un ritmo degno di Bo Diddley, su cui Stipe snocciola il suo interminabile testo. E poi quella energica "Finest Worksong" (con chitarra quasi hard-rock e drumming marziale), che ironizza sulle contraddizioni dell'era yuppie, o ancora la spiazzante cover di "Strange" dei Wire, la sghemba invettiva contro il maccartismo a ritmi quasi funk-punk di "Exhuming McCarthy", o il folk-rock d'annata di "Disturbance At The Heron House". Gli umori psichedelici degli Rem si condensano soprattutto nella dolente "King Of Birds", mentre la ballata da fine del mondo di "Fireplace" vuole riportare l'attenzione sul "fuoco che distrugge e che purifica", tema dominante dell'intero album come raccontato da Michael Stipe. Sempre ironico, sagace, polemico (il titolo originario doveva essere "Last Train To Disneyland"), l'album è un nuovo trionfo e segna la fine della gloriosa stagione della Irs, la piccola etichetta che aveva accompagnato tutte le produzioni degli Rem fino ad allora e che si "sfogherà" pubblicando ben due raccolte, Dead Letter Office (con rarità e cover) e la più sostanziosa antologia Eponymous. Ma Stipe e soci sono ormai delle star e le major fanno a gara per ingaggiarli.


Tracklist:
1. Finest Worksong
2. Welcome to the occupation
3. Exhuming McCarthy
4. Disturbance at the Heron house
5. Strange
6. It's the end of the world as we know it (and I feel fine)
7. The One I love
8. Fireplace
9. Lightin' Hopkins
10. King of Birds
11. Oddfellows Local 151

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